19 Aprile 2025

Pasqua 2025

Nutifafà!

Ho scoperto questa espressione nel 2008, in Togo. In minà, una delle lingue locali, vuol dire "pace". È un termine composto da due parole: "corpo" e "fresco". Con la potenza semplice e diretta di quella terra, "nutifafà" mi ha aperto sguardi nuovi sulla pace. Come augurio, la pace si declina in dimensione personale, concreta: "che il tuo corpo sia fresco". Come impegno, la costruzione della pace si esprime nella premura per l'altro come corpo, cioè in modo personale e non astratta. Mentre il volto è l'altro che nella sua unicità si "rivolge" a me, mi interpella e mi si rivela... Il corpo è l'altro che mi viene incontro nella sua vulnerabilità, nel suo bisogno di "fresco", di attenzione concreta.

Rileggo in questa chiave la pagina del vangelo di Pasqua. Il venerdì di passione, Maria di Magdala con gli oli profumati e Giuseppe di Arimatea con il sepolcro messo a disposizione sono stati segni concreti di "nutifafà" per Gesù ucciso dal rifiuto e dalla violenza! Il mattino di Pasqua, Gesù risorto augura ai discepoli la sua "nutifafà": con il suo Spirito avvolge di tenerezza e di premura la paura e la vulnerabilità di ciascuno di loro!

Grazie a tutti voi, operatori e volontari di Agathà, per ogni singolo gesto di premura per le ragazze e le giovani donne accolte: siete preziosi costruttori di "nutifafà"!

Grazie per le ore trascorse al pronto soccorso, al tempo dedicato nelle gite, alla preparazione dei pasti, alla cura degli alloggi: in una cronaca segnata dall'abitudine ad esibire corpi offesi, con i vostri gesti state scrivendo pagine di storia della salvezza!

E se il fruscio interiore dello sconforto dovesse appesantire la tua giornata, lascia che il Signore Gesù ti regali nuovo coraggio: "Non temere, sono con te! Nutifafà!"

Buona Pasqua!

don Marco

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