"Maestro, dove abiti?"

Gesù disse loro: "Venite e vedrete!" (vangelo di Giovanni 1,38-39)

Signore Gesù, alla domanda "dove abiti?", mi sarei aspettato un indirizzo. Ovviamente.

Non dico il numero civico, ma almeno il nome del villaggio, Nazareth o Cafarnao, se dalla parte del lago o verso la collina.... E invece no: con la tua capacità semplice e profonda di stupire, tu rispondi con questo invito: "Venite e vedrete".

Non basta sapere un indirizzo per entrare in casa di qualcuno, per gustarne la familiarità, per sentirsi parte della famiglia. Non basta nemmeno inviare la posizione precisa.

Signore Gesù, avevi capito che la condizione più importante per "fare casa" è mettersi in gioco, rischiare l'abbandono della propria "comfort zone", , mettersi in cammino verso l'altro. E l'hai fatto in prima persona.

Anzi, tu sei sempre colui che viene... da noi! Come quella volta che hai deciso di andare a casa di Zaccheo, che non era proprio il migliore di Gerico, per fermarti a cena da lui.

Ti sei messo in gioco e hai rischiato la tua reputazione per invitare anche lui a rimettersi in cammino e cambiare!

Davanti ad ogni presepio che mi capiterà di incontrare in questi giorni, ricordami, Signore, che tu hai deciso di venire e di restare qui da noi! Ti sei fatto vicino per rendere più semplice l'incontro fra me e te, per invitarmi a conoscerti in prima persona: tu hai voglia di fermarti a casa mia!

In questi giorni, in modo particolare, ti affido tutte le ragazze, le giovani, le mamme e i bambini che Agathà sta accogliendo: Signore, tu sai bene che non è facile per loro sentirsi a casa, in un luogo che non hanno scelto e che non sarà nemmeno definitivo.

Suggerisci a ciascuna di loro la tua logica: ogni volta che ci si mette un po' in gioco, prima con coraggio e poi con fiducia, nascono incontri, crescono legami, si aprono nuovi orizzonti.

Signore, risveglia e conferma in tutti noi la consapevolezza che ogni volta che abbiamo il coraggio di muovere qualche passo verso l'altro, il mondo cambia e si umanizza: gli edifici diventano case, gli sconosciuti diventano fratelli, le differenze arricchimenti.

Buona Natale!

don Marco

Casa Ali e Radici: un luogo in cui vivere, molte relazioni e amicizie costruite, tantissime storie incontrate… Un'idea folle di tre anni fa mi ha portato a scegliere di lasciare la mia casetta dove vivevo sola per convivere con ragazze con storie faticose, ma spesso piene di voglia di riscatto e da quel momento Ali e Radici è diventata per me Casa. E come in ogni casa in questi anni si sono alternati momenti di bellezza a momenti di fatica, momenti di gioia e di gioco a momenti super seri, momenti di tranquillità e momenti di traslochi. In Ali e Radici ho lasciato un pezzo di cuore a ciascuna ragazza incontrata e ciascuno, a modo proprio, è riuscito a donarmi un po' del suo.
Ho salutato Ali e Radici da un mese e un po' di nostalgia ogni tanto mi accompagna: tornare a casa e trovare sempre qualcuno con cui fare due chiacchiere, avere una sera libera e trovare ogni volta un modo creativo per riempirla, ascoltare le ragazze nei racconti della loro vita. Poi penso alle litigate per la pulizia della casa o ai turni del bagno e un poco quella nostalgia passa.
Ali e Radici è stata per me casa.
-volontaria residente, casa Ali e radici-


…e venne ad abitare 

in mezzo a noi”

(vangelo di Giovanni 1,14)


Non mi sono mai piaciuti i traslochi.

Ne ho fatto diversi: da adolescente, da giovane e da adulto. E ad ogni volta, la mia prima reazione è sempre stata di fatica, di non voglia… in certe fasi, quasi di rifiuto. Una delle resistenze più forti è sempre stata l’attività di “fare i cartoni”: la sola idea di iniziare ad imballare oggetti e libri mi generava un misto di nostalgia e insicurezza. Che fare allora? Pian piano ho imparato a chiedere una mano: ad amici, familiari e conoscenti. 

Ogni volta ho invitato chi viveva attorno a me a prendere carta da giornale, nastro adesivo… e a condividere questo passaggio. A distanza di anni, alcuni miei amici mi ricordano come fosse ieri delle serate passate a giocare a carte in Svizzera, nelle sere del trasloco. Ridiamo ancora ripensando a come abbiamo fatto per far entrare la lavatrice dalla finestra o di come abbiamo fatto a caricare il pianoforte sul furgone… Ho lasciato che la mia fatica a traslocare di diventasse un’occasione “sociale”: un’opportunità per “fare casa” proprio mentre si lascia una casa, un modo per stringere legami mentre saltano abitudini e frequentazioni. 

Non mi sono mai piaciuti i traslochi… prima di farli! 

Nel prossimo 2023, la nostra associazione vivrà due traslochi, importanti: la Casa dei Celestini e la Casa Ali e Radici cambieranno sede. Non sappiamo ancora di preciso le date dei due spostamenti, ma sarà questione dei prossimi mesi. La ragione più profonda, che è all’origine di questi spostamenti, è la determinazione di favorire le condizioni di maggiore stabilità perché le due case possano continuare a lungo ad accogliere ragazze e giovani donne nel loro percorso di crescita e di autonomia. Ho ascoltato in questi mesi le fatiche di tanti di noi: dalle ragazze ai volontari, dagli operatori e dai soci. Davvero a nessuno piacciono i traslochi!

L’augurio che faccio a tutti noi è semplice e concreto: che questi traslochi diventino un’opportunità! 

Che ci aiutino a portare con noi l’essenziale dell’esperienza educativa! Che possiamo appropriarci in modo ancora più consapevole della ricchezza delle relazioni che “fanno una casa”! Che il trasloco faccia crescere la complicità fra di noi e che crei nuovi legami nei quartieri dove andremo! Che questa esperienza di instabilità ci faccia ancora più vicini a tutti gli uomini e le donne che devono andar via dalle loro case e dalle loro terre!

E una certezza: non siamo soli in questa avventura! 

Tanti amici stanno già lavorando per noi e con noi, creando le condizioni migliori per questi passaggi. 

In punta di piedi, come Suo stile, anche il Signore è con noi! 

Nel Natale, noi ricordiamo il Suo grande trasloco: “è venuto ad abitare in mezzo a noi”. 

Gesù ha conosciuto bene che cosa significa cambiare casa, fare fagotto… vivere in cammino.  

Anche Lui ha fatto fatica a salutare e “fare i cartoni”: ci capisce. E non solo. 

Il Signore ci regali la consolante certezza che anche Lui farà parte della squadra del trascolo!  

Il Suo Spirito ci doni di vedere tutte le opportunità personali e comunitarie di questa esperienza!

Buone feste!

don Marco

Si è concluso con il "Gran Galà della Solidarietà" il progetto "Le Due Torri C'è per il Sociale" del centro commerciale di Stezzano che durante questi mesi ha sostenuto e scoperto le associazioni solidali che operano nella Bergamasca.

Le telecamere di Bergamo Tv, inviate dal centro commerciale Le Due Torri, hanno visitato nel mese di maggio, la sede storica dell'associazione Agathà Onlus in Borgo Santa Caterina per consegnarci una gift box.

Durante il Gran Galà della Solidarietà è stata intervistata Enrica, coordinatrice dei progetti autonomia, clicca qui per vedere l'intervista completa:

https://www.bergamotv.it/bgtv/speciali/le-due-torri-ce-per-il-sociale-12/SI_114727/

Aiuta le nostre ragazze a costruire un nuovo futuro.

Potrai sostenere le attività e i progetti di Agathà Onlus donandoci il tuo 5x1000.
Quando fai la dichiarazione dei redditi, inserisci nello spazio dedicato la tua firma e il nostro codice fiscale: 95184490167

Grazie per il tuo sostegno!

Il centro commerciale di Stezzano attraverso il progetto "Le Due Torri C'è per il Sociale" sostiene le associazioni solidali che operano nella Bergamasca.

Le telecamere di Bergamo Tv, inviate dal centro commerciale Le Due Torri, hanno visitato la sede storica dell'associazione Agathà Onlus in Borgo Santa Caterina per consegnarci una gift box.

Durante l'incontro Don Marco, insieme ad Ilaria, Enrica e Valentina ha raccontato la nascita di Agathà e descritto i nostri servizi.

Se vuoi vedere il video completo visita:

https://www.bergamotv.it/bgtv/speciali/le-due-torri-ce-per-il-sociale-9/SI_114278/

Pasqua 2022

“Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome 

comprarono oli aromatici per andare a ungerlo. 

Di buon mattino, il primo giorno della settimana, vennero al sepolcro al levare del sole…” 

(vangelo di Marco 16,1-2)

Inizia così il racconto della resurrezione nel vangelo di Marco. 

Mentre gli apostoli sono ancora chiusi nel cenacolo, sconvolti dal dramma della morte di Gesù e dal fallimento del progetto del messia di Nazareth, tre donne si mettono in cammino per avvolgere di profumo il corpo di Gesù: desiderano regalare un gesto di premura e di affetto per lui. 

Gli uni e le altre devono guardare in faccia la morte di Gesù. Nessuno poteva nemmeno lontanamente immaginare la novità assoluta e sorprendete della sua Risurrezione.

Di fronte al dramma però, è l’atteggiamento delle donne a fare la differenza!

Non si fermano al fallimento di un progetto (“non doveva essere lui a liberare Israele”), non sono bloccate dalla paura (che pure le abita), non sono scoraggiate dalle oggettive difficoltà (“chi sposterà la pietra?”). Non fanno discorsi, non si lasciano neppure distrarre dalle analisi e da che cosa avremmo dovuto fare di diverso… 

Le donne del Vangelo non mettono al centro né un progetto, né i grandi valori (fosse pure la pace), né le loro aspettative. Per loro, alcentro c’è il corpo di un uomo. Anzi il corpo di un uomo morto, offeso e sfigurato.

Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome decidono di avvolgere di tenerezza e di premura, di “olio profumato”, quel corpo. Può sembrare poca cosa. Forse anche loro saranno state tentate di chiedersi se un gesto così serviva a qualcosa… Eppure in quella loro decisione era già la luce di Pasqua a far capolino! Non a caso, sono loro le prime ad incontrare Gesù risorto!

Le donne del mattino di Pasqua ci ricordano che non siamo noi a dare nuova vita e a far risorgere le persone, ma ci rivelano al tempo stesso la forza dei gesti di tenerezza e di premura! 

Non hanno avuto manie di onnipotenza, ma non si sono nemmeno ritirate nell’inazione. 

Il solo pensiero di andare a comperare dell’olio profumato per il corpo di Gesù è un atto di fede sulla dignità della persona, sempre e comunque. Non solo. Il loro andare al sepolcro è anche atto di fiducia nelle proprie possibilità. È l’annuncio di chi non si rassegna al male: le donne fanno quello che riescono per scrivere una nuova pagina di umanità e di delicatezza. La loro determinazione concreta ci suggerisce che c’è sempre una possibilità di azione, ci invita ad aver fiducia nell’efficacia di ogni singolo gesto di attenzione.

Ringrazio il Signore per aver suggerito a Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e Salome di attivarsi così, in quel “primo giorno della settimana”! Lo ringrazio per tutte le volte in cui anche noi (magari senza pensarci) abbiamo regalato gesti di premura a vantaggio dei corpi feriti delle nostre ospiti e a vantaggio anche delle relazioni fra di noi!

Invoco lo Spirito santo perché confermi in noi lo stesso stile delle donne del mattino di Pasqua!

Che dentro ogni conflitto, domestico o internazionale, lo Spirito mi suggerisca quale azione concreta di tenerezza è affidata a me e alla mia responsabilità! 

Che lo Spirito ci regali fantasia e determinazione! Ogni mattina!

Buona Pasqua!

don Marco

Nei giorni scorsi, a diversi livelli, abbiamo condiviso la voglia di “non essere solo spettatore”.

E’ cresciuta in noi, singolarmente e come associazione, la sensibilità per le persone coinvolte nel conflitto in Ucraina. E’ cresciuto al tempo stesso il desiderio di un impegno concreto ed efficace.

Mercoledì 2 marzo è stato chiesto all’associazione la disponibilità ad orientare uno degli appartamenti educativi all’ospitalità per persone ucraine in fuga dal conflitto. Dopo una serie di telefonate, siamo entrati immediatamente in questa prospettiva (condivisa e ratificata dal CdA del 3 marzo). Ci siamo messi subito in rete con la Caritas, che sta coordinando un insieme di azioni necessarie e delicate (anche per riferimento ai documenti di soggiorno…). Gli operatori e i volontari stanno facendo gli ultimi preparativi per predisporre l’appartamento. La comunità delle ragazze adolescenti si è attivata per preparare dei cartelloni di benvenuto…

Dai primi giorni di settimana prossima, accoglieremo due nuclei famigliari: una mamma con il proprio bambino (di 5 mesi) e una coppia con tre figli (di 8 e 9 anni). Hanno pensato di venire nella nostra città, perché da tempo una parte della loro famiglia vive e lavora da noi.

E’ una goccia. Una piccola cosa: semplice e concreta.

E’ un’azione attraverso la quale Agathà onlus si mette in gioco: volentieri, come può.

Non conosciamo attualmente che tipo di bisogni avranno le persone che stiamo accogliendo: passo passo, con loro capiremo come procedere. Sicuramente immaginiamo che sarà un’ospitalità non di breve periodo.

A nome del CdA, desidero condividere con voi la gioia di poter aprire ancora una volta la porta e di “fare casa”. Sentiamo di fare questo gesto di accoglienza non solo a nome nostro, ma di una comunità civile ed ecclesiale. Ed è proprio per questo che ci è subito apparso necessario farvi conoscere questa scelta!

Grazie a chi si sta dando già da fare in questa azione!
Grazie a chi farà parte della squadra e vorrà sostenerci con il suo aiuto!

don Marco

Agathà onlus vuole festeggiare i suoi 10 anni con un ciclo di incontri per continuare e ri-partire da qui. Lunedì 14 giugno ti aspettiamo con Andrea Prandin!

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Clicca qui per leggere l’articolo della ricerca in cui anche Agathà ha partecipato!

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